Il Rinascimento aveva preparato il terreno per le moderne
scienze naturali caratterizzata
dalla ricerca empirica e dalla
sperimentazione controllata dei fenomeni naturali. Galileo Galilei è
normalmente considerato il primo scienziato moderno che affronta lo studio
della natura e dei suoi fenomeni utilizzando conseguentemente questo metodo di
ricerca. In una notte di dicembre del 1610 dirige il suo cannocchiale sulla
luna, scoprendo che la superficie del nostro satellite non è liscia come uno
specchio, come fino a quel momento si pensava, ma ha delle asprezze e scabrosità
che possono essere interpretate solo come montagne.
Nel Seicento inizia anche una discussione scientifica sul
migliore orientamento degli edifici, discussione che durò fino al XX secolo.
Naturalmente si sapeva già da sempre che in Europa il migliore orientamento
degli ambienti abitativi era quello verso il sole, verso Sud, ma
dall’esperienza e dagli antichi scrittori si sapeva anche che bisognava anche
tenere conto dei venti e di altri fattori climatici. Per alcuni architetti e
costruttori la conciliazione di questi due aspetti comportava un certo dilemma.
Il nuovo spirito scientifico svegliatasi
nell’epoca rinascimentale, spinse molti architetti e altri professionisti a
cercare delle dimostrazioni scientifiche per ciò che si sapeva da sempre, cioè
che il migliore orientamento degli edifici è quello verso Sud. Un motivo che ha
spinta questa ricerca è forse stato anche la città medioevale con le sue
anguste vie e la sua strettezza che non permetteva a molti edifici di far
entrare il sole nelle stanze. Gli unici edifici che ricevevano abbastanza luce
e sole erano i palazzi dei benestanti palazzi che si affacciavano a una delle
piazze. Nella città medioevale che case erano di solito strette e profonde.
Solo la stanza verso la via poteva ricevere luce diretta, mentre gli ambienti
in profondità la ricevettero al massimo da un cortiletto interno. Nel
rinascimento siamo testimoni di un profonda cambiamento della tipologia
architettonica. I nuovi edifici ricevono verso la strada una facciata più larga
dietro della quale c’è posto per una serie di stanze. L’alloggio riceve così
più luce e più sole, soprattutto se si trova al primo o secondo piano.
Tra gli studiosi che si sono occupato del
migliore orientamento degli edifici, si trovano: Joseph Furttenbach, Franz
Xaver de Zach, Bernhard Christoph Faust, Franz Knauff, Alfred Vogt,
William Aktinson, Arthur Korff-Petersen,
Paul Schmitt e Fritz Konz
Gli
studi sull’orientamento delle vie urbane e delle case a schiera, eseguiti negli
anni Venti del secolo scorso in Germania, bisogna interpretarli basandosi sulla
situazione economica in cui si trovava quel Paese dopo la Prima Guerra
Mondiale. La Germania aveva perso la guerra e doveva versare somme esorbitanti
di denaro per la ricostruzione. D’altra parte aveva un enorme fabbisogno di
alloggi. Questi alloggi dovevano essere economici sia per quanto riguardava i
costi di costruzione, sia per quanto riguardava quelli di gestione.
Per
questo motivo furono eseguiti molti studi architettonici e urbanistici sulla
fabbricazione industriale di alloggi e di elementi costruttivi, l’arredamento,
l’igiene, il soleggiamento, il consumo di combustibili, lo spazio minimo di cui
ha bisogno una famiglia. La domanda fondamentale era dunque “Wie bauen?“ (Come
costruire?).
Furono
banditi molti concorsi architettonici per ottenere valide risposte a questa
domanda e l’aspetto energetico non era certo l’ultimo che i progettisti
dovettero affrontare (vedi il paragrafo “La casa crescente”). Naturalmente, nell’Europa
centrale, il tema più importante era il riscaldamento invernale che costituiva,
e che costituisce ancora oggi, la maggior parte dei consumi energetici degli
alloggi. Un architetto che si occupò particolarmente di questo argomento fu Koen Limperg (1908–1943) di Amsterdam, che scrisse un libro sulla fisica
degli edifici, intitolato „Naar warmer woningen“ („Verso case più calde“) (1).
Per aver preso parte alla resistenza olandese contro i tedeschi, fu processato
e condannato a morte nel 1943.
Nonostante tutti questi studi sul modo migliore di
costruire, fino agli anni Quaranta vi sono solo pochi progetti e realizzazioni
che affrontano il problema del migliore sfruttamento dell’energia solare (2).
Note
(1) Limperg, Koen, Naar warmer woningen. Overzicht van de warmtetechnische eigenschappen van
bouwmaterialen en bouwconstructies met bespreking van de wijze waarop hiermede
in de practijk kan worden gerekend. Holkema & Warendorf, 1936.
(2) Reusch, Heinz, Geschichte der Nutzung der Solarenergie. Versuch einer
Darstellung der geschichtlichen Entwicklung der passiven und aktiven
Nutzung und des daraus resultierenden
Einflusses auf das Bauwesen der Gegenwart, Hannover 1982, p. 106.
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