martedì 1 ottobre 2013

Clima freddo - Le case dei Vichinghi


Per trovare degli esempi di architettura climatica in paesi freddi, non bisogna andare molto lontano: nell’Europa settentrionale ce ne sono a sufficienza. Una palese caratteristica dell’architettura tradizionale di questi paesi è l’ampio utilizzo di legname. Ma questo fatto è soprattutto dovuto alla ricchezza di foreste e di boschi di quella regione. Il legno era ed è ancora un materiale da costruzione a buon mercato, molto adatto al clima, facilmente lavorabile e, utilizzato secondo le regole dell’arte, persino durevole.

Nell’Europa settentrionale bisogna proteggersi in primo luogo dal vento e il freddo intenso. In autunno e in inverno non si può contare sul sole come si fa nei paesi mediterranei. L’impermeabilità al vento e un buon isolamento termico delle case sono più importanti della caccia all’ultimo raggio di sole. Sotto questo aspetto il legno è un materiale edile ideale perché possiede discreti pregi termoisolanti.

In passato, la gente del nord si proteggeva dal vento costruendo case basse con grandi tetti che, coperti da uno spesso strato di paglia, canna o giunco, si protendevano quasi fino al suolo. In luoghi particolarmente ventosi, le case erano persino semi-interrate o circondate da terrapieni paravento, mentre i tetti erano coperti con zolle erbose.

Ancora oggi si può osservare che nei paesi dell’Europa settentrionale, la gente è più attenta all’isolamento termico di quanto avviene nei paesi mediterranei. Non è che gli abitanti dell’Europa centrale e settentrionale siano più sensibili nei riguardi all’uso di energia, si tratta bensì di una lunga tradizione basata sull’esperienza: un buon isolamento termico ha più valore del sole che, nella stagione invernale, splende in cielo molto raramente.

In regioni in cui prevalgono le foreste di conifere si è sviluppato il cosiddetto “blockbau”, cioè il modo di costruire le pareti delle case con l’utilizzo di tronchi d’albero sovrapposti orizzontalmente. L'aggancio è ottenuto agli angoli, dove vengono ricavate delle connessioni che permettono l'incasso e, allo stesso tempo, conferiscono rigidità alla struttura. Su queste pareti si posa il tetto, anch’esso formato da tronchi d’albero e coperto da paglia o canna. Questo sistema costruttivo era già conosciuto in epoca preistorica. La dimensione delle case è data dalla lunghezza dei tronchi disponibili e non superava i 25 metri quadrati (5x5 metri). Queste piccole case potevano essere interamente o parzialmente interrate (le cosiddette case a fossa) o costruite al livello del suolo.  All’interno avevano un focolare e nei frontoni delle aperture per farne uscire il fumo.

Un casa slava parzialmente interrata del VI.- VII. secolo
referto archeologico  e ricostruzione
 

Nelle zone in cui prevalgono i boschi di latifoglia si è sviluppata invece la costruzione di strutture lignee a telaio (ted. Fachwerkbau). Il tetto di questi fabbricati è sorretto da pilastri. La stabilità della costruzione è ottenuta da elementi diagonali e tiranti che legano le travi delle falde del tetto. Le pareti sono puri elementi di tamponamento e possono essere formate da intrecci di rami o stuoie coperti di argilla, zolle, doghe di legno messi orizzontalmente o verticalmente, pietra o mattoni. Anche questa tecnica si sviluppò già in epoca preistorica.  Originariamente, i pilastri erano direttamente piantati nel terreno con il risultato di farli marcire molto presto, pertanto, allo scopo di proteggerli dall’umidità della terra, essi venivano posati su traversine di legno, su grandi pietre o su muretti, l’importante, in ogni caso, era tenere l’umidità lontana dagli elementi lignei.

 
Telaio di una casa lunga con abitazione e stalla.
Costruzione lignea a telaio con pilastri centrali (VII./VIII secolo)

 
La dimensione delle strutture costruite a telaio non dipende così tanto dalla lunghezza dei tronchi d’albero e delle travi come nel caso del blockbau. Le case possono perciò essere anche più lunghe. Su una pianta rettangolare si sviluppa il tipo della “casa lunga” (ted. langhaus) in cui abitazione, magazzini e stalle sono riuniti sotto un unico tetto. La casa lunga precede in pratica la tipica casa contadina germanica del medioevo.

Esempi della tradizionale architettura climatica in regioni fredde possono essere le case lunghe che i vichinghi costruirono in Danimarca, Norvegia e Islanda, come le conosciamo dagli scavi archeologici. Sulla base di queste conoscenze, nei parchi archeologici sono state ricostruite alcune di queste case allo scopo di meglio illustrarle ai visitatori. 

Le dimensioni delle case dei Vichinghi variano in base allo stato economico e sociale dei loro costruttori. La casa più grande scoperta in Norvegia misurava 9 x 83 metri, mentre le case contadine più semplici erano larghe tra i 4 e i 5 metri e lunghe tra i 10 e i 12 metri.

A Fyrkat, un castello rotondo dei Vichinghi situato nella penisola di Jutland settentrionale, le case avevano una lunghezza di 28,5 metri e una larghezza di 8,5 metri. Nella costruzione di ciascuna di queste case sono state impiegate 66 travi di quercia messe in verticale; altre travi inclinate dovevano probabilmente assumere una parte del peso del tetto. Le case avevano porte d’ingresso sia sui lati corti sia sul quelli lunghi, ma erano del tutto prive di finestre, mentre i tetti erano coperti con scandole di quercia. La dimensione dei fabbricati e la distribuzione dei focolari indicano che non tutte le case erano abitate, ma servivano da magazzino e da laboratori.

 
Casa vichinga ricostruita a Fyrkat, Jutland, Danimarca

In certi casi, davanti alle pareti di legno delle case, venivano eretti, come ulteriore protezione dal vento, dei muri di pietra, come per esempio nel caso delle case contadine di  Bukkøy, Karmøy, in Norvegia. Una soluzione alternativa erano muri  costruite con zolle erbose accatastate come nel caso della casa vichinga ricostruita a Borg, sulle isole di Lofoten, davanti alla costa norvegese.

 
Case contadine vichinghe a Bukkøy, Karmøy, Norvegia

Alla stessa latitudine della Norvegia, si trova l’Islanda, scoperta, secondo i racconti medioevali  nel 870, dal vichingo svedese Gardar Svavarsson che vi restò per un inverno intero. Ma gli archeologi hanno trovato resti di insediamenti vichinghi ancora più antichi. Sull’Isola di Vestmannaeyjar, sono state ritrovate le fondamenta di una tipica casa lunga norvegese risalente al VII. secolo.

 
 
 
Eiríksstadir, Ricostruzione di una casa lunga (skáli) del X. secolo,
Haukadalur, Island occidentale,  (Foto: Guðmundur Ingólfsson)

Il clima di Islanda è determinato dalla Corrente del Golfo ed è pertanto meno rigido rispetto ad altri paesi della stessa latitudine. Gli inverni solo relativamente miti, ma le estati piuttosto fresche. Le temperature diurne variano tra 0 e 3°C in inverno e tra 12 e 15°C in estate.

Islanda è conosciuta per le sue case tradizionali che sembrano essere coperte quasi interamente da terra e zolle erbose. Solo la parte al riparo del vento, il frontone con la porta d’ingesso, resta scoperta. Queste case sono costruite con pietre, torba, e zolle erbose perché in Islanda il legno scarseggia, per questa ragione, in passato, veniva impiegato il legno recuperato da vecchie navi, o quello importato dalla Norvegia.

 
Interno della casa lunga ricostruita a Eiríksstadir, Haukadalur, Island
 
A Haukadalur, nel nordovest dell’isola, si trovava, verso l’anno 1000, la casa di Erik il Rosso, lo scopritore della Groenlandia, esiliato dalla Norvegia perché accusato di aver commesso diversi omicidi. A partire dagli anni 50 del secolo scorso, in questo luogo furono eseguiti degli scavi archeologici che misero in luce le fondamenta di una “casa lunga” del X. secolo. Presso di questa ne fu ricostruita un’altra dello stesso tipo e che oggi fa parte del parco archeologico creato in questo sito.

2 commenti:

  1. molto ben fatto l'unico difetto che ha questa pagina internet è che è veramente TROPPO LUNGA!!!

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