mercoledì 2 ottobre 2013

Il Rinascimento - Villa Madama a Roma


Villa Madama a Roma

Passato il Medioevo, anche la nuova società romana non voleva più stare nei suoi palazzi oscuri di città che erano più fortezze che comode abitazioni. Iniziò la moda di costruirsi ampie ville fuori dalle mura urbane, ove godersi sereni soggiorni in campagna. Un esempio di architettura climatica rinascimentale è la Villa Madama s Roma.

 
Sotto il papato di Leone X, ossia Giovanni di Lorenzo de' Medici (1475-1521), suo cugino, il cardinale Giulio de' Medici (1478-1535), il futuro papa Clemente VII, incaricò Raffaello Sanzio di eseguire un progetto di massima per una villa su uno sperone alle pendici di Monte Mario, a Roma, sulla riva destra del Tevere. Nel suo progetto, Raffaello s’ispirò alla descrizione delle ville di Plinio il Giovane e voleva anche rivaleggiare con ville contemporanee come quella della Farnesina.

 
Raffaello, Villa Madama, Roma, progetto 1518, pianta

Nel 1520, alla morte prematura di Raffaello all’età di 37 anni, un formidabile gruppo di artisti dell'epoca ne curò la realizzazione. Del gruppo facevano parte Antonio da Sangallo il Giovane, che si occupò del progetto esecutivo e dei lavori, mentre fu Giulio Romano, erede della bottega di Raffaello, a dedicarsi alle decorazioni insieme a Baldassarre Peruzzi e Giovan Francesco Penni. Giovanni da Udine si occupò degli stucchi e Baccio Bandinelli delle sculture. I lavori furono terminati nel 1525, dopo l’elezione di Giulio de’ Medici a Papa Clemente VII nel 1523. La realizzazione definitiva del progetto fu compromessa dalle vicende politiche. Nel 1527 ci fu il Sacco di Roma a opera dei Lanzichenecchi di Carlo V e, in quell’occasione, la villa fu saccheggiata e data alle fiamme.

Pianta di Villa Madama, Roma
Il disegno sopra mostra la pianta di Villa Madama come era quando il Palladio visitò Roma nel 1541 insieme al suo tutore e Gianluigi Trissino. X/18, Andrea Palladio (c.1541).
La Villa prese il suo nome da Margherita d'Austria, duchessa di Parma e Piacenza (1522-1586) alla quale piaceva farsi chiamare “Madama”.

Raffaello descrive il suo progetto per la villa in una lettera a Giulio de' Medici con le seguenti parole:

“La Villa è posta a mezzo la costa di Monte Mario che guarda per linea recta a greco (NE). Et perch’el monte gira, dalla parte che guarda Roma scopre il mezzodì et da la opposita scopre maestro (NO) et alle spalle del monte restano lybicco (SO) et ponente (O), et greco et tramontana (N) et maestro; a che V.S. può considerare come gira il sityo. Ma per porre la villa a venti più sani ho volta la sua lunghezza per diretta linea a syrocco (SE) et a maestro, con questa advententia  che a syrocco non vengano finestra né habitatione alcune se non quelle che ànno di bisogno del caldo”.

“Da questo vestibulo s’entra nel atrio fatto alla greca come quello che thoschani chiamano andrione, per mezzo del quale l’homo se conduce in un cortile tondo, il quale heraculo lascia per non confondere, et torno a dire la parte et habitatione del primo cortile. Et perché questo tene del syrocco è mezodì, vi è la cucina e la dispensa e’l tinello pubblico. Et poi vi è una cantina cavata nel monte la quale serve a questi tali lochi publici, ma li suoi lumi sono volti a tramontana: loco freschissimo, come V.S. po’ comprendere”.

“Sopra il turrione che è da man diritta della intrata, ne l’angulo una bellissima dyeta vi è conlochata, che così la chiamano li antiqui, la forma della quale è tonda et per diametro è 6 canne con uno andito per venirne, come al suo fuoco ragionerò, el quale copre detto giardino dal vento greco; da tre parti dello edifitio lo coprano da tramontana et maestro”.

“La dyeta è, come ho detto, tonda et ha intorno finestre invetriate, le quale hor l’una hor l’altra dal nascente sole al suo occaso seranno toche et traspaiano in modo ch’el loco sarà alegrissimo et per il continuo sole et per la veduta del paese et de Roma, perché, come Vostra Signoria sa, il vetro piano non occuperà alcuna parte. Sara veramente questo loco piacevolissimo a starvi d’inverno a ragionare con Gentilhomini, ch’è l’uso che sòl dare la dyeta. Et questa e quanto si fa nel un campo del giardino et nel suo angulo”.

“Da man sinista intrando in questo clytoportico in verso in mezodì se va nelli bagni dove anchora ve se può vedere per la schala secreta per le parti de sopra, le quali sono così ordinate: hanno due camere da spogliarse et poi un loco tepido aperto da ungersi quando che uno se è bagnato et stufato. Et evi la stufa calda et secca con la sua temperatura et evi lo bagno caldo con i sedili da starvi secondo dove l’homo vole che l’acqua li bagni le parte del corpo. Et sotto la fenestra v’è un loco da porvisi a giacere e stare ne l’acqua ch’el servitore può lavare altrui senza farsi ombra. Di poi v’è un bagno tepido et poi un freddo de tal grandezza che quando uno avesse voglia di volere notare”.

Dalla descrizione si apprende la grande attenzione che Raffaello ha prestato all’orientamento della villa verso il sole e verso i venti. Egli orientò l’asse longitudinale della villa in direzione Nordest-Sudest, in modo che l’esedra davanti alla villa guardasse verso Sudest, o come dice Raffaello verso lo scirocco, ma senza disporre finestre o abitazioni verso Sudest, se non quelle che hanno bisogno di caldo.

Andrea Palladio visitò la villa nel 1541 quando era a Roma con il suo protettore, il poeta e umanista Gianluigi Trissino. Egli studiò ogni particolare dell’edificio e ne fece anche uno schizzo che oggi si trova a Londra, nella Library Drawings Collection del Royal Institute of British Architects (RIBA).

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