Caio Plinio
Cecilio Secondo, meglio conosciuto come Plinio il Giovane, è nato nell’anno 61
o 62 d.C. a Novum Comum, l’odierna Como
sull’omonimo lago. Era figlio di L. Cecilio Secondo e di Plinia, sorella di
Plinio, autore della famosa Naturalis Historia. Il padre morì presto e
sembra che anche la madre sia morta prima che il figlio iniziasse la sua
carriera politica. Venne pertanto adottato da suo zio C. Plinio di cui
prese il nome.
Sia i Cecili che i Plini erano due famiglie ricche e,
poiché il giovane Secondo non aveva fratelli e suo zio non aveva figli, ereditò
un sostanzioso patrimonio. Lo zio lo fece studiare a Roma alla scuola di
Quintiliano. Grazie all’influenza dello zio, iniziò la sua carriera politica
all’età di circa venti anni come decemviro. Assolse poi un anno di servizio
militare in Siria. All’età di circa trent’anni, ricoprì la carica di questore,
la condizione necessaria per diventare senatore. Seguono il tribunato, la
pretura, la direzione dell’erario militare e la direzione dell’erario dello
Stato, il consolato. Nel 103 d.C. circa fu nominato augure e, nel 103 o 104,
curatore del Tevere, delle sue rive e delle fognature. La sua carriera si
concluse con la carica di governatore delle Provincie di Bitinia e di Ponto
(111-113 d.C) sotto l’impero di Traiano. La data della sua morte è incerta, si
suppone che sia scomparso a Nicomedia nel 113.
Plinio il Giovane è conosciuto soprattutto per la sua
opera epistolare (Epistulae). Si tratta di 247 lettere suddivise in
dieci libri, scritte fra il 96 e il 109 d.C. ad amici e colleghi, nonché di una
corrispondenza con l’imperatore Traiano. Celeberrimo è il racconto
dell'eruzione del Vesuvio del 79, occasione della quale morì suo zio nel
tentativo di portare aiuto ai sinistrati.
Nel nostro contesto rivestono particolare interesse le due lettere in cui Plinio descrive dettagliatamente le sue due ville in campagna, una situata al mare poco distante da Roma, l’altra in Umbria.
Molte
edizioni delle lettere di Plinio il Giovane sono corredate con una
ricostruzione ipotetica delle due ville da parte di H. Winnefeld (1), uno
studioso tedesco, il quale interpretò il testo pliniano in maniera filologica.
Questa ricostruzione non soddisfa però dal punto architettonico. Molti
architetti hanno studiato il testo di Plinio, tra cui Luigi Canina e Friedrich
Schinkel. Negli anni ’20 e ‘30 del secolo scorso, H.H. Tanzer (2) della
Columbia University e l’archeologo tedesco-statunitense K. Lehmann-Hartleben (3)
hanno raccolto i commenti relativi alle descrizioni delle due ville e hanno
fornito anche una propria interpretazione. Nella raccolta di Tanzer appaiono 25
diverse interpretazioni della villa Laurentana e dieci per quanto riguarda la
villa in Umbria.
Per quel che
concerne le illustrazioni di questo testo, ho scelto i bellissimi disegni di
Hans Döllgast (1891-1974), un architetto e grafico tedesco, affezionato
all’Italia e ai suoi monumenti. I disegni di Döllgast li ho ritrovati in un
vecchio fascicolo della rivista “Heraklith Rundschau”, edita e pubblicata
dall’azienda produttrice dei famosi pannelli termoisolanti ottenuti da trucioli
di legno. Il fascicolo è del 1960 e fu distribuito a noi studenti di
architettura per motivi pubblicitari, ma bisogna annotare che il fascicolo non
contiene nessuna pubblicità.
La villa Laurentina
Della villa presso Roma, chiamata Laurento, egli ne parla
nella lettera all’amico Gallo (Ep. libro II, lettera 17). La villa si trova 17
miglia (ca. 25 km) a sud della capitale e, come Plinio stesso spiega,
percorrendo la Via Laurentina o quella Ostiense, è raggiungibile dalla città,
dopo il lavoro quotidiano, in poche ore.
Per molto
tempo si era creduto che il sito della villa si trovasse nel territorio di
Castel Fusano, invece si trova ancora più a sud della Via Cristoforo Colombo
sul territorio della tenuta presidenziale di Castel Porziano, tra l’antico
Laurentum e Castel Fusano. La villa è orientata verso il mare, cioè verso sudovest.
La villa
Laurentina di Plinio il Giovane a sud di Roma –
Planimetria e veduta da nordest
(disegno:
Hans Döllgast)
Ecco la
descrizione della villa nelle parole di Plinio il Giovane:
"La villa
è spaziosa, ma gli oneri di manutenzione sono però modesti. Si
entra nell’atrio, un ambiente semplice ma elegante, a cui segue un porticato
incurvato a forma di D che racchiude un piccolo cortile. Il porticato è un ottimo
riparo quando il tempo è avverso, perché è vetrato (possiede cioè degli speculari) ed è protetto da un tetto
sporgente. In asse con l’atrio e il porticato c’è un peristilio (cavedio) a cui segue un triclinio che
si sporge verso il mare e, quando le onde arrivano da sudovest, l’acqua bagna
le sue fondamenta. Il triclinio possiede grandi porte e finestre vetrate su tre
lati, attraverso le quali ammirare il mare. Nella direzione opposta si guarda
attraverso il cavedio, il porticato e l’atrio, sui boschi e i lontani monti.
A sinistra di questo triclinio,
spostato un po’ indietro, si trova un ampio salone e, adiacente a questo, un
altro più piccolo con due finestre; attraverso una finestra il sole penetra
alla mattina, mentre l’altra consente di ammirare il tramonto. Su questa parte
si vede anche il mare in basso, ma da una maggiore distanza. Il salone e il
triclinio formano un angolo che raccoglie i raggi del sole e si riscalda.
Questo è il posto dove in inverno la servitù può fare ginnastica. Lo spazio è
protetto dai venti ad eccezione di quelli forieri di pioggia.
La villa Laurentina di Plinio il Giovane a sud di Roma –
Il padiglione (disegno: Hans Döllgast)
Con questo angolo confina una stanza a
forma di abside con finestre che seguono il percorso quotidiano del sole. In
una delle pareti è inserito uno scaffale per i libri che si consultano per
studio. La stanza è quindi usata come studiolo. Presso lo studiolo, ma divisa
da questo da un corridoio, si trova una camera da letto con un sottostante ipocaustum, quindi riscaldabile
tramite aria calda. I restanti locali di questa ala sono riservati agli schiavi
e ai liberti e sono tenuti così puliti che vi si potrebbe ricevere degli
ospiti.
…. sul lato opposto [del grande triclinio] si
trovano una stanza particolarmente elegante, poi una grande camera da letto o,
se si vuole, un piccolo triclinio reso molto luminoso dal sole e dal mare.
Segue ancora una stanza da letto con anticamera, adatta all’uso estivo grazie
alla sua altezza, ma anche a quello invernale essendo molto riparata dai venti.
A questa stanza è collegata un’altra, anch’essa con anticamera, ma divisa dalla
prima da una parete divisoria.
La villa Laurentina di Plinio il Giovane a sud di Roma –
L'atrio (disegno: Hans Döllgast)
Segue ora il bagno freddo (frigidario) in cui sporgono due
vasche semicircolari dalle due pareti lunghe opposte. Annessa è la stanza per
la cura del corpo (unctorium) è
il locale dell’ipocausto. Seguono due piccole camere e il meraviglioso bagno
caldo (calidario), dal quale si
gode una magnifica vista panoramica sul mare. Non lontano c’è lo sferisterio,
lo spazio dove si gioca a palla, che, in piena estate, riceve sole solo poco
prima del tramonto. Vi si erge anche una torre con due stanze al piano terra e
altre due al primo piano, inoltre contiene un triclinio con vista sul mare,
sulla spiaggia e su altre affascinanti ville.
La villa possiede anche una seconda
torre in cui si trova un salone da cui si può vedere il sole sia quando si leva
che quando tramonta. Dopo questo salone si trova una spaziosa cantina per il
vino ed un magazzino e, accanto, una sala da pranzo dove il mare non si vede né
si sente, nemmeno quando è molto agitato. Questo triclinio si apre verso il
giardino e il vialetto circondante, limitato da bossi e rosmarini. Il bosso
prospera solo se protetto da edifici; mentre si dissecca quando si trova sotto
il cielo aperto, ed è esposto al vento e bagnato dagli spruzzi dell’acqua
marina. Lungo il vialetto, sul lato
interno, si estende un pergolato ombroso con giovani viti. Nel giardino crescono
gelsi e fichi, specie che su questo terreno prosperano magnificamente. La vista
panoramica che si gode da questo triclinio esposto verso terra non è meno
graziosa di quella sul mare. Dietro si trovano due ambienti adiacenti sotto le
cui finestre, si trovano il vestibolo della villa e un altro fertile orto.
La villa Laurentina di Plinio il Giovane a sud di Roma –
Il Cavaedium (disegno: Hans Döllgast)
Partendo da questo complesso si
estende un porticato (criptoportico)
coperto che ha una dimensione quasi urbana. Questo criptoportico possiede
finestre su ambedue i lati, più sul lato del mare e meno sul lato opposto.
Queste finestre restano aperte quando il tempo è sereno, ma quando c’è vento,
solo sul lato sottovento.
Davanti al criptoportico si estende
una terrazza profumata da viole. Su un lato, il criptoportico viene riscaldato
dai raggi solari, mentre il suo lato opposto protegge dai venti freddi. Su un
lato si gode quindi di un bel tepore, mentre sull’altro il fresco. Il
fabbricato frena anche il vento che viene da sudest (Africus) e protegge dai
venti che spirano dalla direzione opposta.
Queste comodità le offre il
criptoportico in inverno, mentre in estate ombreggia la terrazza alla mattina, e
al pomeriggio ombreggia una parte del viale e del giardino secondo la durata
delle giornate. Sotto il porticato si ha un minimo di sole in piena estate,
quando la posizione del sole è alta e, quando le finestre sono aperte, i venti
freschi occidentali possono penetrarvi e spingere fuori l’aria calda.
La villa Laurentina di Plinio il Giovane a sud di Roma –
Il lido (disegno: Hans Döllgast)
Sull’estremità superiore della terrazza,
del criptoportico e del giardino sorge un padiglione (dieta), di cui Plinio dice di averlo costruito da sé [probabilmente
è stato aggiunto da Plinio alla struttura]. Questo padiglione contiene un
ambiente, chiamato da Plinio heliocamimus
[normalmente tradotto come solarium], che offre da un lato una vista sulla
terrazza, dall’altra sul mare e da ambedue riceve il sole. Segue una stanza
dalla quale si vede attraverso la porta nel criptoportico e attraverso la
finestra sul mare. Al centro della parete opposta sporge una veranda (zotheca) che, aprendo le vetrate e le
tende, amplia la stanza arredata con un divano e due poltrone. Grazie alle tre
finestre esposte in differenti direzioni si possono vedere il mare, altre ville
e boschi. Adiacente c’è una stanza silenziosa per la notte dove non si sentono
né le voci della servitù, né il rumore del mare, non si vedono i fulmini del
temporale e nemmeno la luce del giorno, se non si aprono le finestre. La
silenziosità dell’ambiente è dovuta al corridoio che si trova tra la stanza e
la facciata. Annesso alla stanza da letto si trova il piccolo locale che, in
caso di necessità e aprendo delle aperture, riceve aria calda dall’ipocausto
sottostante. Dietro questo locale c’è un’altra stanza con anticamera che riceve
sole dalla leva fino a dopo il mezzogiorno.
Plinio scrive che, quando si è ritirato nel padiglione (dieta), si sente lontano dalla villa e può lavorare indisturbato anche quando gli altri in casa fanno chiasso, come capita per esempio in occasione del carnevale (saturnalia).
A lui manca
solo una cosa: una fontana – nonostante che la zona sia ricca di vene d’acqua
non troppo profonde. Già poco lontano dalla spiaggia, l’acqua dolce sorge non appena
si comincia a scavare. I vicini boschi forniscono legna in quantità sufficiente
e tutto il resto si può comprare a Ostia, e, se i bisogni sono modesti, persino
nel prossimo paesino che comincia subito dietro la più vicina villa. In questo
paesino esistono persino tre bagni pubblici a pagamento, una grande comodità,
come Plinio afferma, quando si arriva alla villa all’improvviso ed è troppo
tardi per riscaldare l’acqua per il bagno.
Lungo tutta
la costa si vedono ville, isolate o agglomerate e sulla spiaggia si sta bene
quando non c’è vento, ma spesso è poco accogliente a causa della forte risacca.
Il mare non abbonda di pesci pregiati, fornisce però sogliole e ottimi gamberi.
Il podere fornisce tutti i prodotti agricoli della zona e le pecore danno latte
in abbondanza.
La villa umbra
Plinio
descrive un’altra villa di sua proprietà in una lettera all’amico Apollinaris
(Ep. libro V, lettera 6). Si tratta della villa sulle colline umbre, nei pressi
dell’odierna Città di Castello, chiamata in epoca romana Tifernum Tiberinum,
per distinguerla da Tifernum Metaurense, una città sul Metauro.
La villa
di Plinio il Giovane presso Tifernum Tiberinum
in Umbria –
Situazione (disegno: Hans Döllgast)
Gli scavi
eseguiti in località Colle Plinio, nel Comune di San Giustino, condotti
dall'Università degli studi di Perugia in collaborazione con l'Università di
Alicante, hanno consentito di individuare il sito sul quale sorgeva la villa,
ma la villa in sé la conosciamo solo grazie alla descrizione di Plinio il
Giovane.
La villa
di Plinio il Giovane presso Tifernum
Tiberinum in Umbria
Planimetria (disegno: Hans Döllgast)
Egli
racconta all’amico che la sua villa si trova ai piedi dell’Appennino dove il
clima è salubre, ma gli inverni sono freddi e gelidi; il mirto e l’olivo e
altre specie che amano il caldo non vi crescono, mentre il lauro sì. L’estate è
però sorprendentemente mite; l’aria è sempre in movimento, ma si tratta
piuttosto di brezza che di vento. Vi vivono molte persone anziane; si
incontrano i nonni è bisnonni di persone nel fiore degli anni; si ascoltano
storie e racconti che risalgono al periodo degli avi e si ha quasi
l’impressione di essere nati in un altro secolo.
Il
paesaggio è meraviglioso, bisogna immaginarsi un enorme anfiteatro.
Un’estesa pianura circondata in tutte le
direzioni da montagne coperte di boschi ricchi di abbondante selvaggina.
La villa è
situata al piede di una collina, ma guarda lo stesso dall’alto verso la valle.
Alle sue spalle, ma ancora molto distante, s’eleva l’Appennino. Dalla catena
montagnosa soffia sempre un vento fresco anche durante le giornate serene. La maggior
parte dei fabbricati è esposta a sud e l’antistante porticato accoglie il sole,
in estate a partire dalla sesta ora, in inverno, molto prima. Il porticato ha
molti annessi, tra cui un atrio del tipo tradizionale.
La villa di Plinio il Giovane presso Tifernum Tiberinum in Umbria
Veduta dal lato di ingresso (disegno: Hans Döllgast)
Davanti al
porticato, si estende una terrazza (xystus) con aiole, recintata da una
siepe di bossi; un prato scende giù verso valle. I bossi sono potati in modo da
assumere la forma di animali. Giù, verso la valle cresce l’acanto. Il prato
circonda un vialetto recintato da siepi; al lato si trova un viale rotondo che
circonda altri arbusti e piccoli alberelli. Il tutto è limitato da un muro di
pietra costruito a secco e nascosto da una siepe di bosso potata a gradini.
Dietro il muro cominciano i prati e i boschi.
La villa
di Plinio il Giovane presso Tifernum Tiberinum in Umbria
La foresteria (disegno: Hans
Döllgast)
All’estremità del porticato sporge un ampio triclinio, dalla cui porta si guarda sulla terrazza, sui prati e su numerosi campi. Si può vedere inoltre tutta la parete posteriore del porticato, il corpo sporgente della villa, nonché le cime degli alberi dell’ippodromo.
Circa al
centro del porticato si trova, in modo un po’ rientrante, un padiglione (dieta)
che racchiude uno spazio ombreggiato da quattro platani. Tra questi, da una
grande vasca di marmo sgorga dell’acqua che bagna il prato e i platani.
La villa
di Plinio il Giovane presso Tifernum
Tiberinum in Umbria
veduta aerea da sudovest (disegno: Hans Döllgast)
Il
padiglione contiene una camera da letto in cui non entra né luce, né rumore.
Accanto c’è un triclinio di uso quotidiano dove si mangia con gli amici,
ombreggiato dai vicini platani e che guarda verso altri porticati. C’è però
anche un altro ambiente che guarda verso lo spazio con i platani, una stanza
con uno zoccolo di marmo e pareti dipinte con ramoscelli ed uccelli. In questo
ambiente si trova una piccola fontana con una vasca che raccoglie l’acqua che
sgorga da diverse bocche.
All’altra
estremità del porticato c’è una spaziosa camera da letto, di fronte al
triclinio. Da una delle due finestre si guarda sulla terrazza e dall’altra su
estesi prati. Direttamente sotto la finestra, da uno stagno, dell’acqua si
riversa in una vasca di marmo. In inverno, questa camera da letto esposta al
sole è piacevolmente calda; annesso c’è il locale dell’ipocausto che riscalda
quando manca il sole.
Segue uno
spazioso spogliatoio (apodysterium) che porta al bagno freddo (frigidarium)
dove si ha a disposizione un’ampia e ombreggiata piscina per nuotare. Coloro
che desiderano invece più spazio per nuotare e acqua più calda, nel cortile c’è
un’altra piscina e una fontana per rinfrescarsi. Dal frigidario si arriva al
tepidario che è più soleggiato e poi al
calidario che riceve ancora più sole perché sporge dal complesso. Il calidario
ha tre vasche, due più esposte al sole e una terza più in ombra, ma non per
questo meno illuminata. Al primo piano dello spogliatoio si trova un ambiente
per i giochi al pallone (sphaeristerium) e per esercitarsi in varia
maniera. Non lontano dai bagni, una scala porta a tre stanze e ad un porticato
coperto. Una di queste stanze guarda sulla piazzetta con i quattro platani,
un’altra sul prato e la terza che riceve luce da tre lati sui vigneti.
All’estremità
di questo porticato si trova un ambiente da cui si gode una vista
sull’ippodromo, sui vigneti e sui monti. Segue una stanza molto soleggiata,
particolarmente in inverno. A questo punto comincia un corpo che collega
l’ippodromo con la villa.
Questo è
l’aspetto del lato principale della villa. Accanto, un po’ rialzato, si trova
un porticato coperto ad uso estivo che confina direttamente con i vigneti. Al
suo centro un triclinio riceve la salubre aria delle valli appenniniche. Le
finestre, sul lato posteriore, danno sulla vigna che si vede anche attraverso
la grande porta e il porticato. Sul lato senza finestre del triclinio si trova
una scala di servizio nascosta. All’estremità posteriore del porticato c’è
un’altra stanza con vista sui vigneti.
Sotto il
porticato c’è un ambiente sotterraneo, voltato, che anche in estate rimane gelido
a causa della minima aerazione. Sull’altra estremità del porticato, laddove si
trova il triclinio, comincia un altro porticato fresco di mattina e caldo verso
sera. Da questo si accede a due padiglioni (diaetae); uno dei quali
ospita quattro ambienti, l’altro tre, che offrono sole e ombra secondo l’ora
del giorno.
Davanti a questi
fabbricati, graziosamente disposti, si estende l’ippodromo circondato da platani
coperti di edere. Negli spazi tra gli alberi crescono bossi e allori che
contribuiscono all’ombreggiamento della pista che al centro è libera; così il
visitatore può immediatamente afferrare tutta l’estensione dell’impianto.
Conclusione
Le
descrizioni fornite da Plinio il Giovane dimostrano che le due ville sono state
progettate e costruite in stretto rapporto al sole e al clima e questo per due
motivi:
per creare
dei luoghi ove potersi riscaldare e per potersi godere dello spettacolo
naturale della leva e del tramonto. L’orientamento delle ville è pertanto
piuttosto verso sud o sudovest.
L’elemento
architettonico più importante di queste ville è il porticato. E’ un galleria
esterna coperta dove si può stare al riparo dalla pioggia, dal sole e anche dai
venti freddi. Il porticati delle ville collegano esternamente i singoli
ambienti e, come si apprende dalla descrizione, hanno spesso anche delle
vetrate. Il vasto utilizzo di finestre e porte vetrate nelle ville di Plinio non
sorprende; era una persona ricca e poteva permettersi questo lusso che la
maggior parte degli edifici dell’epoca non lo avevano.
Un altro
importante elemento architettonico delle ville è la torre. Questi torri hanno
due o tre piani e consentono di ammirare il paesaggio da una posizione elevata.
In Italia, questo elemento si è conservato fino al Medioevo. Nelle fattorie, le
torri servivano ad ospitare il proprietario e per stoccare i prodotti agricoli
più deperibili.
Un’idea
dell’aspetto delle ville dei ricchi romani, ce la forniscono gli splendidi
dipinti murali dell’epoca che si sono conservati in alcune ville di Pompei, di Ercolano
e di Stabiae. Diverse ville di campagna sono raffigurate nella casa di Marco
Lucrezio Frontone a Pompei. Anche questi dipinti, databili alla prima età
imperiale, mettono in rilievo l’elemento degli ampi porticati che uniscono le
singole parti del complesso edilizio con torri, padiglioni, vasche e piscine.
Note
(1) In Arch.
Jahrbuch 6, 1891, 202 segg.
(2) Tanzer, H.H., The Villas of Pliny the Younger, New
York 1924(3) Lehmann-Hartleben, K. Plinio il Giovane, Lettere scelte con commento archeologico, Firenze 1936
Ottimo articolo
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