domenica 3 novembre 2013

L’orangerie del Castello di Schwetzingen


Il parco del castello di Schwetzingen è uno dei parchi barocchi più belli della Germania. All’inizio del Settecento, quando gli ambienti del castello non erano più sufficienti ad accogliere tutte le festività di corte, il principe elettore del Palatinato, Carlo Filippo, dopo la sua ascesa al trono nel 1716, ordinò immediatamente la costruzione di un’orangerie che contenesse anche un’ampia sala da ballo.

 
Prospettiva del progetto per il castello di Schwetzingen e delle orangerie.

I lavori di costruzione iniziarono nel 1718 e proseguirono per ben dieci anni a causa dell’insufficiente liquidità finanziaria del principe. Stando ai documenti dell’epoca, fu l’architetto italiano Alessandro Galli da Bibiena ad essere incaricato della progettazione e direzione dei lavori.

Il progetto del Galli si articolava in un corpo centrale contenente la sala da ballo, e due ali a forma di un quarto di cerchio che si propagavano, una a destra, l’altra a sinistra, terminando in due padiglioni. L’insieme assumeva così la forma di un semicerchio aperto verso ovest che racchiudeva una parte del giardino. Davanti alla sala da ballo c’era una terrazza dalla quale si raggiungeva il giardino. I soffitti degli ambienti erano decorati con stucchi e i pavimenti erano di ceramica olandese. Tutti i locali potevano essere riscaldati.

Gli edifici dell’orangerie furono ultimati nel 1728, ma già allora dimostravano dei difetti che furono riparati solo provvisoriamente. Fu per questo che il successore di Carlo Filippo, il principe Carlo Teodoro, consentì, nel 1742, la parziale demolizione della vecchia orangerie, anche per poter dare espressione alle proprie idee. In base ad un progetto, sempre del Galli, nel 1748, iniziò la costruzione del primo segmento settentrionale destinato ad orangerie. La costruzione del secondo segmento, quello meridionale, iniziò nel 1752 e fu ultimato nel 1755. Dopo questi lavori anche il resto della vecchia orangerie fu demolito. I nuovi edifici furono attrezzati con 15 stufe di ghisa e tende di carta oleata che fungevano da schermatura parasole.   

Poiché le finestre della facciata principale del segmento meridionale erano orientate a Nordovest, alcune finestre vennero inserite anche sul lato Sudest. Questo segmento conteneva due sale riccamente decorate che servivano per le festività di corte, mentre i locali più spogli del segmento settentrionale erano usati principalmente per svernarvi le piante coltivate in vaso.
Progetto del giardino con il parco di caccia di Nicolas de Pigage (1762)  
la nuova orangerie si trova sul bordo di destra
 
Al novembre del 1756 risale la notizia secondo la quale il numero delle piante era diventato ormai troppo elevato per poterle riparare tutte nell’orangerie. Per questo motivo, il patrimonio di piante di melo cotogno, alloro ed oleandro venne notevolmente ridotto.

In considerazione dello spazio limitato in cui far svernare le piante, nel 1761, il principe Carlo Teodoro conferì al suo direttore dell’edilizia, Nicolas de Piagge, l’incarico di progettare una seconda orangerie abbinata a due serre. Questa seconda orangerie entrò in funzione già nell’inverno 1762/63. Nella primavera del 1762 fu ultimato anche il canale che serviva come riserva d’acqua piovana. L’ultimazione della prima serra è databile intorno al 1770, mentre la seconda non fu mai realizzata per mancanza di fondi. 

La nuova orangerie fu progettata solo come riparo invernale di piante delicate. L’ampia facciata vetrata è orientata a Sud; l’ambiente è quindi ben illuminato e riscaldato dal sole. Grandi sportelloni di legno potevano ombreggiare le finestre in estate e conferire un isolamento termico in inverno. Nella parete nord erano inserite le canne fumarie per le stufe e piccole finestre per migliorare la ventilazione. L’ala occidentale e quella orientale erano destinate ad accogliere le piante per farle svernare, mentre la parte centrale era riservata alla coltivazione di piante di limoni e di arancio. 

Gli inventari del 1795 indicano 1050 piante tenute in grandi vasi di terracotta. Per l’annuale trapianto di 140 – 150 alberi occorrevano otto persone per un periodo di quattro - sei settimane, mentre per annaffiare tutte le piante erano necessarie 24 persone al giorno. Due giardinieri erano continuamente impegnati a potare e a pulire le piante. Il trasloco dei vasi dall’orangerie all’esterno (e dall’esterno all’orangerie) richiedeva 36 persone e 12 cavalli per almeno cinque giorni. La legatura e la sistemazione dei vasi con le piante davano lavoro a sei uomini per dieci giorni. A causa della riduzione dei fondi per il giardino, nel 1800 il numero delle piante era stato ridotto a soli 600 esemplari. Qualche anno dopo, la coltivazione si limitava unicamente agli alberi più belli e più sani, lo stretto necessario per decorare la piazza davanti all’orangerie.  

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