domenica 3 novembre 2013

Orti botanici e muri solari


Una particolare architettura climatica la incontriamo negli orti botanici: le serre. Già nell’impianto di orto botanico bisogna scegliere il sito in riguardo al clima e alle esigenze delle piante che vi si vogliono coltivare.  Alcune piante piace il sole, altre invece preferiscono l’ombra, certe piante amano il secco, altre l’umido. Per ogni tipo di pianta bisogna quindi creare nell’ambito di un orto botanico uno speciale habitat.

 
Pianta dell’Orto botanico di Padova (1545)
(Fonte: Wikipedia)
 
Degli orti botanici per la coltivazione di piante medicinali ne esistevano già alcune migliaia di anni fa, soprattutto perché, per molto tempo, queste piante costituivano i principali rimedi usati in medicina. Già gli antichi egizi, greci e romani coltivavano piante medicinali in orti botanici. Ce ne parla, per esempio, il filosofo e naturalista greco Teofrasto da Ereso (371-287 a.C.), un allievo di Aristotele e autore di opere botaniche.

Nel Medioevo, le conoscenze mediche dell’antichità erano custodite e tramandate dai monaci i quali, presso i loro conventi, impiantavano degli orti botanici, i cosiddetti “orti dei semplici” (Hortus simplicius) per coltivarvi, appunto, le piante medicinali. Poi, più tardi, vennero impianti orti botanici anche presso le scuole di medicina e di farmacia e presso le nuove nascenti università, dove sorgono non raramente proprio sull’area di antichi orti monasteriali e di parchi nobiliari. Nascono così l’Orto Vaticano di Roma (1447) e l’Orto Echtiano di Colonia (1490).

I nuovi orti botanici scientifici (hortus medicus) nascono di solito con l’impianto delle facoltà di medicina. I primi orti botanici scientifici in Italia sono quelli presso le università di Pisa (1544), di Padova (1545) creato da Giovanni Battista Montano, di Firenze (1545) e di Bologna (1567). Già poco tempo più tardi, sull’esempio italiano,
sorsero orti botanici universitari anche nell’Europa centrale tra cui a Lipsia (1580), a Jena (1586), a Leida (1590), a Heidelberg (1597), solo per citare alcune città universitarie dove si insegnava medicina. A Londra, il giardino medico di Chelsea, ancora oggi esistente, fu fondato nel 1673 dalla Benemerita Società dei Farmacisti.

Gli orti botanici divennero ben presto non solo luoghi di studio, di formazione scientifica, di sperimentazione e di didattica, ma anche luoghi di ricerca e importanti centri di riferimento per attività economiche e commerciali. Non raramente gli orti botanici commerciano piante rare e medicamenti in tutta l’Europa.

Per quanto riguarda il luogo più adatto all’impianto di un orto dei semplici (hortus simplicius) e alla coltivazione di erbe aromatiche e medicinali, in una nota Enciclopedia delle Erbe (1) si legge:

“Un clima mite e un luogo protetto da venti e non troppo ombreggiato costituisce il requisito fondamentale per un corretto sviluppo delle coltivazioni. Se il terreno prescelto è in pendenza ci si dovrà orientare verso un pendio esposto a Sud o Sudovest per l’Italia settentrionale o esposto a Est o Ovest nelle regioni meridionali per evitare un eccesso di insolazione”.

Nelle regioni dai climi più rigidi si costruiscono spesso dei “letti caldi” in cui seminare le piante prima della stagione bella. Un letto caldo è un’aiola o cassetta coperta da una specie di sportello vetrato o chiuso con altro materiale trasparente, che può essere, aperta, sollevata o tolta, quindi riparata dal vento e riscaldata moderatamente dal sole. Questo tipo di piccola serra è adatto a far germinare i semi e all’allevamento delle piantine che poi, quando le temperature sono più elevate - andranno trapiantate all’aperto.

Muri “solari”
 
Le piante più alte, come arbusti o alberelli, specialmente quelli da frutto, sono spesso coltivate “a spalliera”, nel caso migliore davanti a un muro esposto a Sud che ripara dal vento freddo da Nord, si riscalda sotto l’azione dei raggi solari e irradia il calore durante la notte, ma, come dice Angiolo Pucci (2), “…per concentrare il calore solare, l’azione dei muri è quasi nulla in quei paesi ove il cielo è spesso coperto o nebbioso”.
Muro di sostegno per coltivare la frutta, ca. 1730
(Fonte: Ledien, F.: Das Gewächshaus des Privatmannes, Berlin 1900)
 
Davanti a muri di questo genere si possono costruire anche delle vetrate per coltivarvi dei filari di piante. Muri di questo tipo furono fatti costruire presso il castello di Sanssouci dal re prussiano Federico II, a Potsdam. Si tratta di muri di sostegno che sorreggono le sei terrazze realizzate sul lato sud del castello che quindi possono beneficiare del sole in tutte le stagioni.
Lo studioso svizzero Nicolas Fatio de Dullier (3) (1664-1753) parla di questi muri e ritiene che, in Inghilterra, i muri costruiti con i mattoni siano più efficaci di quelli fatti con la pietra. Lui, che faceva studi di astronomia e di fisica, aveva notato che un muro verticale esposto a Sud, in estate, riceve poco sole a causa dell’alta posizione dell’astro e quindi propose di costruire, invece che muri, dei terrapieni inclinati di 45° poiché questi sono più adatti a ricevere più sole durante il giorno.
 
 
Muro di sostegno per coltivare la frutta
(Fonte: Schnurbusch, O.: Die praktischen Kultureinrichtungen der Neuzeit (Gewächshaus-Bau), Leipzig 1904)
 
 
Ovviamente egli non era un grande esperto di orticoltura, altrimenti avrebbe saputo che, in estate, il riscaldamento del muro da parte del sole non serve, perché le temperature estive rimangono relativamente elevate anche durante la notte. Il riscaldamento solare serve piuttosto in autunno, in inverno e in primavera, stagioni in cui la posizione del sole è bassa e quindi i suoi raggi incidono sul muro verticale quasi perpendicolarmente. Fatio de Dullier propose anche dei muri inclinabili che potevano essere regolati secondo il percorso giornaliero del sole.
 
Il muro girevole proposto da Fatio de Dullier
 
Sullo stesso argomento si espresse anche l’inglese Stephen Switzer (1683-1745), un progettista di giardini. Nella sua opera “Ichnographia Rustica (4), egli propose la costruzione di muri a semicerchio in modo tale che ogni singola parte del muro rimanesse in pieno sole per un determinato periodo del giorno.
Nella Valle d’Aosta, e forse anche in altre regioni alpine, si possono vedere dei vigneti in cui i viticoltori fanno propagare le viti sopra le rocce, le quali assumono la funzione di muri “solari”, cioè, durante il giorno, assorbono il calore del sole per poi irradiarlo durante la notte. Così l’uva può restare e maturare più a lungo sulla pianta prima di essere vendemmiata. Anche questo non è altro che un semplicissimo sfruttamento passivo dell’energia solare.
Note
(1) The Encyclopedy of Herbs and Herbalism, Orbis Publishing Ltd., London 1979. Trad. Italiana: Istituto Geografico De Agostini spa, Novara, 1983.
(2) Pucci, A., Come coltivare. Il giardino, l’orto ed il frutteto e come conservare i prodotti, Hoepli Milano1983 (ristampa)
(3) Dullier, N.F. Fruit Walls Improved, London, R. Everingham, 1699.
(4) Switzer, Stephen, Ichnographia Rustica, London: De Browne, 1718.
 

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