domenica 3 novembre 2013

Serre


 
 
In ogni orto botanico e in ogni vivaio si trovano oggi delle serre. Si tratta normalmente di fabbricati con telai metallici e completamente vetrati o chiusi con teli trasparenti di plastica.
 
Le serre hanno la funzione di proteggere le coltivazioni dal gelo notturno e invernale e di procurare ad esse un massimo di luce. Le serre hanno però degli inconvenienti: in estate tendono a surriscaldarsi e in inverno, per contro, devono essere riscaldate. Il surriscaldamento non fa bene né alle piante né alle persone che vi devono lavorare; perciò è necessario che in estate si aprano le serre per far uscire l’aria calda e quindi ombreggiarle. In inverno, le sottili lastre di vetro delle serre non proteggono sufficientemente dal freddo, pertanto bisogna riscaldarle per ottenere la temperatura più idonea alle coltivazioni. A questo scopo, il sole, quando c’è, può dare un notevole contributo gratuito.

Uno dei pregi delle serre è quello che fanno risparmiare dell’acqua. L’umidità che ne evapora condensa sull’involucro, rimane all’interno e non si disperde nell’atmosfera come invece avviene in un campo all’aperto. Negli orti botanici si possono oggi vedere differenti serre, ognuna con un suo specifico clima – asciutto, umido, caldo, fresco - richiesto dalle piante.

Serra del tipo olandese presso il palazzo Telc’, Repubblica Ceca
(Fonte: Treberspurg, M., Neues Bauen mit der Sonne, Wien 1994, p. 17)


La più antica notizia di una coltivazione in serra deriva da Plinio il Vecchio. Nella sua Historia naturalis egli racconta (1) che l’imperatore romano Tiberio (42 a.C – 37 d.C) amava così tanto i cetrioli (cucumis) che voleva averli ogni giorno sulla sua tavola, non solo in estate, ma anche in inverno. Le piante furono pertanto coltivate in aiole mobili, ossia in cassoni posti su ruote. Quando faceva tempo bello e caldo, le piante stavano all’esterno mentre, quando era freddo o c’era troppo sole, potevano essere ricoverate in serra. Queste serre erano strutture lignee che potevano essere chiuse con teli oleati, vetri o lastre di pietra trasparenti (lapis specularis), la mica, detta pertanto “specularia”. Dell’uso di aiole mobili parla anche lo scrittore romano Lucio Giunio Moderato Columella (2).

In epoca romana, la costruzione di serre era molto onerosa, soprattutto perché le lastre di vetro a quei tempi erano molto costose, pertanto, era uso proteggere le piante delicate dal freddo solamente con del materiale termoisolante, avvolgendole per esempio con della paglia.

Nel XVI secolo, dopo la scoperta di America e l’estensione del commercio marittimo fino l’Asia orientale, arrivarono molte nuove piante esotiche in Europa. Molte di queste specie - tra cui delle solanacee come il pomodoro (3) e il peperone  (4) – erano apprezzate soprattutto per il loro aspetto decorativo. Soprattutto i nobili si dotarono di collezioni di piante esotiche e cercarono di coltivarle nei loro parchi. I medici e farmacisti erano invece più interessati alle caratteristiche farmacologiche delle nuove piante e le inserivano nei loro orti botanici universitari.  

Negli orti botanici universitari si coltivavano tradizionalmente specie medicinali autoctone, come già negli orti dei monasteri medioevali, ma ora, nel Cinquecento, questi orti dovevano ospitare  le specie esotiche recentemente scoperte e importate dall’America e da altre parti del mondo.

Ben presto si doveva notare che le nuove specie esotiche non resistevano al clima invernale europeo e, pertanto, si cominciò costruire degli edifici riscaldabili con ampie vetrate sul lato Sud, cosiddette "Hibernacula", nei quali esse potevano svernare.

Per quanto riguarda la costruzione delle prime serre dell’epoca moderna, le voci non concordano. Carl David Bouché, un noto giardiniere e botanico di Berlino dell’Ottocento, ritiene che la prima serra d’Europa fosse stata costruita nel 1353 a Siviglia (5), cioè ben prima della scoperta dell’America. La versione inglese di Wikipedia attribuisce invece la costruzione della prima serra moderna al botanico francese Jules Charles che l’avrebbe ideata e costruita a Leida, in Olanda, nel 1577 allo scopo di coltivarvi delle piante medicinali (6).

Altre voci ancora dicono che la prima serra fu fatta costruire nel 1545 nell’Orto Botanico, o Giardino dei semplici (Hortus simplicius, ovvero luogo dove coltivare piante medicinali a fini terapeutici o di studio) di Padova, ma il 1545 è solo l’anno in cui questo orto fu fondato su richiesta di Francesco Bonafede, incaricato nel 1543 come docente della "materia medica" all'Università di Padova (7). L’Orto botanico di Padova possedeva sicuramente anche una serra, perché la Repubblica di Venezia aveva scambi commerciali con varie parti del mondo e proprio per questa ragione Padova ha avuto un posto preminente nell'introduzione e nello studio di molte specie esotiche.

Le serre costruite in Europa nel XVI e nel XVII secolo non avevano l’aspetto delle serre di metallo e di vetro che conosciamo oggi. All’epoca si trattava piuttosto di costruzioni in muratura e legno con ampie vetrate sul lato meridionale.
 
Nel Settecento si sviluppò la tipologia del giardino d’inverno olandese che si dimostrò essere un concetto molto funzionale. La serra è concepita come un edificio che si estende in asse Est-Ovest e che, sul lato sud, possiede grandi finestre leggermente inclinate e protette dalle intemperie da un tetto sporgente che, in estate, conferisce anche ombra, quando la posizione del sole è alta. Il tetto, isolato termicamente con paglia, ha una sola falda ed è inclinato verso nord. Sul lato nord si trovano spesso altri locali per gli attrezzi e il terriccio da giardinaggio. Anche queste serre, all’occorrenza, potevano essere riscaldate con singole stufe a legna.
 
 
Serra settecentesca del tipo olandese (sezione)
(Fonte: Treberspurg, M., Neues Bauen mit der Sonne, Wien 1994, p. 17)
 
 
 
Una questione che ha occupato generazioni di studiosi riguardava la “giusta” inclinazione dei vetri. Hermann Boerhaave (1668-1738), noto professore olandese di medicina e di botanica, dimostrò che, alle latitudini dei Paesi Bassi, i raggi del basso sole invernale penetrano più efficacemente in una serra, se le finestre di questa sono inclinati. Per la latitudine di 52,5° egli calcolo come migliore inclinazione quella di 75,5° (8).

Serra con grandi finestre da Hesse: “Neue Garten-Lust”, 2° edizione 1714
(Fonte: Hix, John: The Glass House, Cambridge, Mass., 1974)
 
Il naturalista francese Michel Adanson (1727-1806), per migliorare l’esposizione delle piante al sole all’interno delle serre, propose invece di inclinare direttamente le aiole, lasciando in verticale le finestre. Sembra che questa proposta non abbia avuto un grande successo.
 
Serra con piccole finestre da Hesse: “Neue Garten-Lust”, 1° edizione 1696. Per tenerla calda erano installate all’interno delle stufe di ceramica.(
Fonte: Hix, John: The Glass House, Cambridge, Mass.,1974)
 
 
La costruzione di serre conobbe un vero e proprio boom dopo il 1692, anno in cui a Saint-Gobain, in Francia, iniziò la produzione di vetro piano usando il metodo di cilindratura che consiste nella colatura, stesura e, appunto, cilindratura del vetro fuso su un tavolo. Il nuovo metodo consentiva di conferire alla massa vetrosa uno spessore più uniforme e inoltre di produrre vetri di dimensioni maggiori (100 x 150 cm). Il vetro ottenuto con questo procedimento, il cosiddetto “lattimo”, era bianco opaco, ma il vero vantaggio consisteva nel suo prezzo molto più conveniente grazie alla maggiore produzione consentita dal nuovo metodo. Ora si potevano costruire a piacere tutte le serre e orangerie che si voleva.
 
 
Note

(1) Plinio, Nat. hist. XIX, 23, 64 Cartilaginum generis extraque terram est cucumis, mira voluptate Tiberio principi expetitus. nullo quippe non die contigit ei, pensiles eorum hortos promoventibus in solem rotis olitoribus rursusque hibernis diebus intra specularium munimenta revocantibus.

(2) Columella, de re rustica XI 3, 52

(3) I primi pomodori furono importati in Europa da Cristoforo Colombo nel 1498; le prime descrizioni provengono dall’Italia (1522) e, nei disegni conservati, sono riconoscibili già i primi successi di selezione. Si presume che i frutti delle prime piante fossero gialli e avessero la dimensione di una ciliegia, nondimeno erano conosciuti anche pomodori rossi.

(4) Anche la prima pianta di peperone fu importata in Europa da Colombo, o meglio dal suo medico personale, Chanca. Colombo, credendo che questa pianta fosse una parente del pepe, la denominò pimienta. Solo dopo il suo secondo viaggio, due anni più tardi, un botanico dette alla pianta il nome latino di Capsicum. Oggi si ritiene che la forma originale della pianta sia il tipo Tepin che produce frutti rotondi e molto piccanti, con un diametro di appena un centimetro circa. All’inizio, i pomodori e i peperoni non erano destinati alla cucina.

(5) Bouché, Carl David: Bau und Einrichtung der Gewächshäuser, Bonn 1886

(6) Wikipedia, versione inglese, voce “greenhouse”, senza indicazione della fonte

(7) A. Minelli, L'orto botanico di Padova (1545-1995), Marsilio, 1998

(8) Boerhaave, H., Index plantarum, quae in Horto Academico Lugduno Batavo reperiuntur. Leida, 1710
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

 

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