lunedì 30 settembre 2013

Clima mediterraneo - Roma antica – I teatri


Abbiamo voluto includere nella nostra trattazione dell’architettura climatica anche i teatri greci e romani perché si presuppone che la progettazione di questi edifici doveva necessariamente tenere conto del clima e del sole e, se non altro in particolare riferimento al possibile abbagliamento degli spettatori e al possibile surriscaldamento della cavea, dove gli spettatori stavano seduti e fermi per molte ore.

Il teatro greco trae origine dalle festività celebrate in onore di Dionisio, testimoniate almeno dal 534 a.C. Come opera architettonica è composta da tre principali elementi: il theatron, ovvero lo spazio destinato agli spettatori,  lo skené, la scena o sfondo scenico (inizialmente di legno) e l’orchestra, lo spazio per gli attori e il coro.  Il teatro di Dionisio di Atene divenne il prototipo del teatro greco in tutte le colonie greche del Mediterraneo. Nelle città greche, il teatro non serviva solo alle rappresentazioni in occasione di festività religiose, ma anche come auditorio in cui si tenevano adunanze e discussioni politiche.

 
Teatro di Dionisos ad Atene
(Foto: Wikipedia, BishkekRocks)

Non si sa con certezza quando iniziarono ad essere organizzati i primi spettacoli teatrali a Roma, di sicuro si sa che rappresentazioni di opere teatrali greche furono organizzate almeno a partire dal 240 a.C. in poi. Una propria tradizione teatrale romana (Plauto, Terenzio) ebbe inizio alla fine del III secolo a.C. Il primo teatro di Roma (theatrum et proscenium ad Apollinis) di cui si ha notizia, interamente costruito in legno, fu edificato da M. Emilio Lepido nell’anno 179 a.C. Per il 174 a.C. è testimoniata la costruzione di un teatro da parte degli edili Fulvio Flacco e Q. Postumio Albino. Nell’anno 154 a.C., i censori M. Valerio Messalla e C. Crasso Longino avevano dato avvio alla costruzione di un teatro che però venne poi demolito per ordine di P. Scipio Nasica, il quale temeva che le rappresentazioni avrebbero potuto compromettere la moralità dei romani; un verdetto del senato ne proibiva di fatto la frequentazione.

Roma ebbe il suo primo teatro costruito interamente in pietra solo più tardi, voluto da Pompeo nel 55 a.C. Seguì poi, nel 13 a.C., il teatro di Balbo. Nell’anno 11 a.C. fu aperto il teatro Marcello, la cui costruzione era già stata iniziata da Cesare. Dall’epoca di Augusto e di Tiberio in poi, anche nelle altre città romane i teatri diventarono corredo sempre più comune.

 
Roma, Teatro di Marcello (Foto: wikipedia)

All’epoca di Vitruvio, i teatri erano già molto diffusi nelle città romane, e questa è anche la ragione per la quale egli ne spiega estesamente la loro progettazione e costruzione (1). Secondo Vitruvio, anche un teatro doveva sorgere in un sito salubre e al riparo dai venti molesti. Egli scrive (2) al riguardo:

"Costruito il foro, bisogna scegliere il sito del teatro per le rappresentazioni dei giochi nelle feste in onore degli dei immortali e questo deve essere il più salubre possibile, come ho già scritto nel primo libro a proposito della salubrità dei siti in cui fondare le città. Durante i giochi, gli spettatori, stando seduti con mogli e figli, si divertono e, a causa della immobilità del corpo, espongono le vene nelle quali penetrano i venti, che, se provengono dalle regioni paludose o da altre regioni malsane, infondono nei corpi spiriti nocivi. Se però il sito del teatro sarà scelto con più cura, questi danni saranno evitati. Bisognerà cercare dunque un sito non esposto a mezzogiorno".

Stando dunque a Vitruvio (3), ciò che occorre per l’edificazione di un teatro non è solo un sito salubre, ma anche il suo giusto orientamento:

“Infatti, quando il sole riempirà la cavea, l’aria racchiusa dalla curvatura, non avendo la possibilità di circolare, rigirandosi su se stessa, si riscalda e, infuocata, brucia, cuoce e diminuisce gli umori nei corpi. Per questo sono da evitare con grande cura le esposizioni malsane e bisogna invece scegliere quelle salubri”.

L’architettura

Mentre i teatri greci erano stati costruiti su pendii rocciosi nei quali si scavavano le gradinate destinate agli spettatori, i teatri romani furono normalmente costruiti su un’area piana, per il semplice motivo che già l’ubicazione delle città era in pianura. Si trattava di enormi edifici, talvolta liberi su tutti i lati, talvolta integrati in complessi edilizi più grandi, che esigevano una particolare integrazione del tessuto urbano e una particolare modulazione architettonica delle facciate. L’architettura delle facciate faceva capo a quella dei portici e in singoli piani formavano, verso l’esterno, portici a semicerchio, salvo l’integrazione dell’edificio in complessi più ampi.  Nella maggior parte dei casi, i teatri sono però edifici liberi su tutti i lati. Per quanto riguarda la loro effettiva ubicazione nelle città romane, questi si possono trovare nel centro, alla periferia in prossimità delle mura o anche fuori di questa.

Nel teatro romano, la facciata della scena (frons scenae) è una costruzione di alcuni piani decorativi che diventano proscenio. Si comincia, inoltre ad utilizzare macchinario teatrale (deus ex macchina) e quindi fa la sua comparsa anche il sipario che, durante la rappresentazione si abbassa per scomparire in un apposito incasso.

Lo spazio per gli spettatori, la cavea, consisteva in gradinate a semicerchio poggiate su archi e volte in muratura e sulla scena con loggiati laterali. Gli spettatori accedevano ai lori posti attraverso corridoi (praecinctiones) e scale. La cavea era suddivisa in singole sezioni, i cosiddetti cunei. Le gradinate più in alto erano spesso coperte da un porticato. In estate, quando faceva molto caldo, sopra gli spettatori si potevano tendere dei teloni (velarium) ombreggianti di derivazione navale.

L’orientamento

Si potrebbe immaginare un orientamento della cavea dei teatri atto ad impedire che degli spettatori guardino, per tutto il tempo della rappresentazione, a volte di durata molto lunga, contro il sole restandone abbagliati. In questo contesto, si pensa che il migliore orientamento della cavea sia quindi quello volto a nord.

Un esame dei vari teatri costruiti in Italia e nelle province dell’Impero, dimostra però che non esisteva una vera e propria preferenza verso un determinato orientamento (vedi tabella), infatti, sono riscontrabili esposizioni della cavea in tutte le direzioni. Sembra che in Italia esista una leggerissima predominanza per l'orientamento verso SO (Teatro di Marcello a Roma, Alba Fucens, Verona) e NO (Ostia, Aosta, Trieste), ma vi sono anche altri teatri con orientamenti verso NE (Torino, Luna), E (Teatro di Pompeo a Roma, Firenze), SE (Pompei), N (Lucca) e S (Brescia, Ferentum). In Nordafrica prevale l'orientamento della cavea verso N ( i due teatri di Gerasa e di Sabratha) e verso NE (Cuicul, Leptis Magna), del resto, in questa regione, troviamo anche altri svariati orientamenti: O (Timgad), SO (Cartagine), S (Dougga), E (Sufetula). In Gallia incontriamo orientamenti verso O (Arles, Augusta Raurica) e NO (Aventicum)

Un orientamento della cavea verso nord lo si ritrova effettivamente nei teatri di Lucca e di Sabratha, ma i teatri di Dougga e di Brescia sono volti chiaramente a Sud. I teatri di Aosta, Aventicum ed Ostia sono orientati verso nordovest, mentre i teatri di Augusta Bagiennorum, Salona e Verona guardano a sudovest.

Non sembra dunque che i criteri riportati da Vitruvio siano stati così decisivi per la progettazione dei teatri. I teatri greci rivelano che per gli architetti erano più importanti ben altri aspetti, per esempio l'esistenza di pareti rocciose da cui scavare la cavea (ne sono esempi il teatro di Dionisio e l'odeon di Erode Attico ad Atene). In questo modo si poteva sfruttare l'andamento del terreno e usare una parte del materiale cavato per la costruzione delle strutture murate. Questa soluzione era la più economica.

Nelle città di pianura, invece, dove l'intero teatro si doveva costruirlo in muratura, c'era più libertà per l'orientamento, ma neanche in questi casi è riconoscibile una netta preferenza per un preciso orientamento. Si deve però considerare anche il fatto che la cavea di molti teatri poteva essere ombreggiata da grandi teli e quindi le preoccupazioni di Vitruvio trovano solo in parte giustificazione.

Si nota quindi che l’orientamento dei teatri non era tanto determinato dall’esposizione quanto dalla situazione topografica e urbanistica. Nel caso di presenza di pendii o scoscendimenti, si utilizzava di questo fatto per la costruzione della cavea, in assenza di questi e all’interno della città si doveva tenere conto dell’area disponibile e degli elementi urbanistici e architettonici preesistenti. Solo su aree piane e laddove non c’erano strutture ostacolanti, si poteva orientare i teatri in rapporto al sole.

In alcuni casi si nota pero un orientamento della cavea verso punti di interesse artistico o naturalistici, per ottenere quelli che oggi chiameremmo “effetti speciali”.

La “porta regia”, l’apertura centrale del proscenio, è stata spesso utilizzata per offrire agli spettatori una veduta particolare su un monumento architettonico o una bellezza paesaggistica. I teatri sono stati orientati spesso proprio con questo criterio, ossia per offrire alla vista degli spettatori uno sfondo naturale, o artistico di particolare rilievo. Una veduta su un tempio la si può godere dai teatri di Ostia e di Augusta Raurica e, presumibilmente, anche da quello di Aventicum. Una particolare veduta la offre il teatro di Dougga (Tunisia). Lo spettatore guarda, attraverso la “porta regia” su una snella costruzione, alta 21 metri, di un bellissimo mausoleo libico-punico, situata un po’ più in basso rispetto al teatro, risalente al III-II secolo a.C. Sul fondo, dietro al monumento, la vista si perde poi nell’ampia e verde vallata dell’Oued Kralled.

 
Teatro di Dougga (Tunisia) 
(Foto: Uwe Wienke)

Mentre il teatro di Dougga si appoggia a una collina e dal teatro si guarda verso la pianura, il teatro romano di Gubbio si trova nella valle del torrente Saonda e gli spettatori guardano verso catena di montagne a nordest della città. Nella visuale dell’asse centrale del teatro si trova il profondo taglio della gola di Camignano, attraverso la quale passa la strada per Urbino. Il panorama invita proprio a puntare lo sguardo attraverso la profonda gola verde.

Un caso a parte è invece il teatro di Pompei che costituisce, congiuntamente all’Odeon, a due templi, a una palestra, alla scuola dei gladiatori e al foro triangolare, un vero e proprio centro culturale confinante con la via principale, la Via Stabiana. La costruzione del teatro di Pompei risale all’epoca ellenistica ed era stato scavato su un pendio roccioso. In epoca romana, venne ampliato fino a ospitare 5.000 spettatori. La scuola dei gladiatori, dietro il proscenio, fu impiantata solo relativamente tardi, al tempo di Nerone, in un giardino porticato fino ad allora frequentato dagli spettatori del teatro, prima e dopo le rappresentazioni.  L‘Odeon, un piccolo teatro con una capienza di 1.500 spettatori, riservato soprattutto a rappresentazioni musicali e pantomimiche, è degli anni 80-75 a.C. e fu costruito da C. Quinctio Valgo e M. Porzio, quando la città divenne colonia romana. La palestra risale ancora all’epoca sannita e assomiglia molto a quelle greche. Il tempio adiacente, dedicato ad Iside, è uno dei meglio conservati della città, esso fu infatti ricostruito solo pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio nel 62 d.C. Presso questo tempio c’è anche quello dedicato a Zeus Meilichios. Questo centro culturale è uno dei più interessanti complessi urbanistici del suo genere d’epoca romana in cui si respira per intero l’influenza della cultura ellenistica (4).

Più prosaica invece  la combinazione di teatro e centro commerciale che si trova ad Ostia, dove il teatro venne costruito probabilmente sotto Augusto e ampliato da Settimio Severo e Caracalla. Al suo interno trovavano posto 2.700 spettatori. L’ingresso principale era sulla via principale (decumano massimo) della città ed era circondato da portici e negozi. Al centro della piazza, su un alto podio, si trovava un tempio consacrato a Cerere la cui facciata principale formava un tipo di quinta del teatro (5) stesso.

Note

(1) Vitruvio. de arch.. V, III, 1-2
(2) Vitruv, de arch, V 3, 1
(3) Vitruv, de arch. V 3, 2
(4) Maiuri, A.: Pompeji, 9. Ed., Rom (1963), S. 26-29
(5) Calza, G. & G. Becatti: Ostia, 5. Ed., Rom (1971)

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