sabato 28 settembre 2013

Clima mediterraneo - Roma antica - Le teorie di Vitruvio


L’unico manuale di architettura pervenuto a noi è quello scritto dall’architetto romano Marco Vitruvio Pollione (Marcus Vitruvius Pollio) che visse tra circa il 80/70 a.C. e il 23 a.C. Egli era attivo all’epoca di Giulio Cesare e di Augusto; a quest’ultimo dedicò anche i suoi dieci libri sull’architettura - De architectura libri decem. Della vita di Vitruvio non si conosce quasi niente; a lui si attribuisce di aver progettato e costruito è la basilica di Fano (Fanum Fortunae). 

 
Una edizione di De architectura di Vitruvio dell’anno 1521, tradotto ed illustrato da  Cesare Cesariano 

 
Costruire secondo il clima locale
 
Vitruvio dedicò l’intero sesto libro della sua opera alla progettazione di edifici residenziali di lusso, cioè di grandi case signorili, case che, ancora oggi, possiamo ammirare, per esempio, a Pompei. Già nel primo capitolo del sesto libro, Vitruvio scrive che le abitazioni dovrebbero essere progettate in rapporto alle condizioni climatiche locali e ne spiega il principio (1).
“Gli edifici) saranno disposti nel modo giusto, se si terrà conto innanzi tutto delle regioni e delle latitudini nelle quali si trovano. Sembra, infatti, opportuno che gli edifici siano costruiti in un certo modo in Egitto, in un altro in Spagna, non nello stesso modo nel Ponto, ancora in modo diverso a Roma e così via in tutte le altre località con diverse caratteristiche, sia dei terreni che del clima; infatti, in una zona la terra viene influenzata da vicino dal corso del sole, in un’altra questo è più lontano, in una di mezzo si troverà alla giusta distanza”.
“Come l’universo è stato dalla natura organizzato rispetto alla terra, secondo l’inclinazione del cerchio dello zodiaco e secondo il corso del Sole e le sue variazioni, così gli edifici debbono essere orientati in relazione alle caratteristiche delle regioni e le varietà del clima”.
”A settentrione è necessario che gli edifici siano coperti a volta e siano ben chiusi e senza aperture, ma rivolti verso le zone calde. Al contrario, nelle regioni esposte al sole del mezzogiorno, poiché sono colpiti dal calore, debbono essere più aperti e rivolti a settentrione e ad aquilone. Così dove la natura è più avversa si deve rimediare con l’arte. In altre regioni si faranno delle correzioni secondo la disposizione del cielo rispetto all’inclinazione dell’universo”.
Nelle regioni settentrionali, le case dovrebbero essere ben chiuse e protette dai venti freddi, ma aperte a sud, ossia verso il sole, per accogliere, in inverno, il massimo degli apporti solari. Nelle calde regioni del Meridione, le case devono invece proteggere dal caldo e offrire freschezza in estate (2). Per questo motivo devono aprirsi verso nord o verso nordest (aquilone). In tutte le altre regioni questi due principi si dovrebbero applicare secondo le esigenze e le condizioni climatiche locali.
È ovvio che Vitruvio non poteva dare consigli valevoli per tutte le regioni, perché le condizioni climatiche variano da luogo a luogo, soprattutto in una penisola estesa in lunghezza come quella italiana, spetta perciò all’architetto informarsi sui particolari del clima locale, prima di progettare una casa.
Vitruvio (3) raccomanda espressamente agli architetti lo studio dell'astronomia perché materia necessaria che consente di affrontare con perizia il problema dell'esposizione al sole degli edifici e dei singoli locali in rapporto alle esigenze stagionali. Egli ammette che disporre i locali secondo la loro funzione e in rapporto alle posizioni stagionali del sole è più facile in aperta campagna piuttosto che nelle ristrette condizioni delle città (4).
In considerazione delle differenti esigenze, Vitruvio tratta l'argomento della casa privata in due parti: la prima si riferisce alle case urbane, la seconda ai fabbricati rurali.
Non bisogna però mai dimenticare che Vitruvio si riferisce solo alle abitazioni dei più ricchi, dei senatori e dei cavalieri, edifici cioè progettati da architetti. La stragrande parte delle persone abitava invece in alloggi molto modesti, costruiti da capomastri, impresari edili o speculatori immobiliari e non certo da architetti.
 
Note
(1) Vitruvio, de arch. VI, I, 1-2
(2) Vitruvio. de arch. VI, I, 2
(3) Vitruvio, de arch., I, I
(4) Vitruvio, de arch.  VI, VI, 6

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